Padri e figlie: se il rapporto è difficile
Indubbiamente per una figlia, la figura paterna ha un ruolo fondamentale nel suo sviluppo futuro. Che sia stato assente, troppo tenero, troppo duro, poco o troppo generoso o nel peggiore dei casi violento, ecco che, nel momento in cui manca una presenza attenta e nel suo ruolo, protettivo ma allo stesso tempo dedita all’aiuto al passaggio dal “nido” al mondo esterno, può crearsi un vuoto più o meno grande.
Molte donne rimuovono il dolore lasciato dalla ferita paterna, ma non per questo essa non esiste. In loro si cela, spesso una rabbia che potrebbe essere espressa ed elaborata, ma il più delle volte viene trattenuta con un conseguente irrigidimento del loro stesso essere.
Spesso queste donne scelgono figure che assomigliano al padre e a seconda delle mancanze del padre, vivono storie “sbagliate” con uomini che ripropongono gli stessi schemi. La cosa giusta da fare, ma non certo facile, è quella di vedere in maniera distaccata il proprio padre con pregi e purtroppo difetti, in modo da visualizzarlo come “umano” non più come genitore, permettendo alla propria rabbia di andargli incontro e/o di spiegarsi, di elaborare, di prendere coscienza del male subito o dell’indifferenza patita e dell’ apprensione eccessiva.
Solo liberando prima la propria persona, possono poi, con una nuova “energia” andare incontro ad un nuovo modello di uomo, che sarà tutto da scoprire.
Possiamo avere la persona che trova la persona violenta perché lo era il padre e per lei viene vista come una giusta
Si può vivere la rabbia anche ricercando continuamente la seduzione dell’uomo, oppure provocando l’ira altrui, facendo in modo che sia l’altra persona a manifestare la rabbia al nostro posto. Un rigido senso del dovere sul lavoro o nelle faccende domestiche, o un costante atteggiamento vittimista, da martire, possono nascondere una rabbia furiosa. Molte donne si mostrano amabili verso gli altri, dedicano intere giornate alla cura del prossimo, annullando i propri impegni, modificando orari e comprimendo sistematicamente ai propri bisogni. Sono donne che ad un certo punto si consumano, perdono vigore e, rinunciando ad un contatto profondo con sé, vivono come se fossero sedate. Se il rapporto con il proprio padre è stato caratterizzato da un forte risentimento, è facile che questo si manifesti anche con il proprio partner.
Ci sono donne che criticano e sviliscono il proprio compagno aprioristicamente, annientando qualsiasi forma di vicinanza con lui: sono donne stordite dal senso di delusione ed abbandono della figura paterna, inconsapevoli della propria rabbia, che inibiscono tenerezza e attitudine all’intimità. Imparare ad entrare in contatto con la propria rabbia e riconoscerla, potrebbe aiutare queste donne ad accettarle proprie emozioni, anche le più forti, la propria emotività e anche ad esprimere più liberamente la propria sessualità.
E’ importante prendere energia dalla propria ira, accostarsi al suo lato meno distruttivo per non rimanerne dominate: ci vuole molta pazienza e soprattutto aspettare che i tempi siano maturi. E’ fondamentale imparare a distinguere l’antica rabbia derivante dal rapporto con il proprio padre dall’ira del momento, collegata a situazioni contingenti. La figlia ferita potrebbe avere l’opportunità di liberare e trasformare la propria rabbia, accogliere la propria creatività, ponendo finalmente fine a quei rancori con il padre e, perché no, provare a investire su un rapporto d’amore basato sul rispetto e sulla fiducia reciproca.