Il percorso
Tutto ciò che noi facciamo ha sicuramente un inizio, una durata ma… non sempre ha una fine. Se osserviamo la nostra vita troveremo infatti che, in più di un’occasione, siamo partiti pieni di entusiasmo per una data cosa, l’abbiamo seguita per qualche tempo, e poi l’abbiamo abbandonata senza terminarla. Un classico esempio lo possiamo trovare nei libri di cui abbiamo iniziato la lettura ma non l’abbiamo mai completata.
Quando decidiamo di fare qualche cosa, già a livello di idea, diamo inizio ad un ciclo che, in seguito, tenteremo di realizzare. Se il tentativo riesce otterremo un certo risultato, l’azione finisce ed il ciclo si chiude. Se, invece, troviamo delle difficoltà, siano esse esterne (ambiente, persone, ecc.) od interne (dimenticanza, pigrizia, educazione ricevuta, principi morali, disponibilità finanziaria, ecc.), non riusciremo a tradurre l’idea in pratica ed il ciclo non verrà terminato.
I cicli non conclusi, sono da considerarsi alquanto negativi per coloro che desiderano fare una vita serena e produttiva. Perché’?, chiederete, perché’ per ogni ciclo aperto vi sono alcuni “impiegati” della mente che si sono presi in carico tutto ciò che riguardava quel ciclo e quindi non sono più disponibili per altre attività mentali.
Vediamo di chiarire questo fatto con un semplice esempio. Supponiamo che la porta del nostro garage sia arrugginita e ci convinca di darle una verniciata. Da quel momento, nella nostra mente, vi sarà un “impiegato” impegnato a ricordarci che c’è la porta da verniciare. Infatti la cosa ci verrà in mente saltuariamente, magari mentre lavoriamo, mangiamo, guardiamo la TV o sbrighiamo altre faccende. Fino a quando non avremo effettivamente terminato il nostro lavoro, una parte della nostra mente ci ricorderà questo “impegno”.
Che fare quindi ? Possiamo scriverla e dare una scadenza, in questo modo il nostro “impiegato” non ci pensa più fino al termine, oppure decidiamo che non ci occupiamo più di questa faccenda e che la eliminiamo dalle nostre cose da fare.
Se non decidiamo di fare un qualcosa, ogni volta che iniziamo un’attività e poi non la terminiamo, oppure continuiamo a pensare di dovere fare una certa cosa e non la si fa mai, blocchiamo alcuni “impiegati” della nostra mente. Questi impiegati, necessariamente, resteranno impegnati a richiamare, ogni tanto, all’attenzione cosciente il fatto che quell’attività deve essere terminata.
E’ ovvio che più sono le attività “in sospeso”, più saranno gli “impiegati” impegnati, e meno quelli a disposizione per fare altre attività mentali. Risulterà pertanto facile capire perché’ alcune persone, con il passare degli anni, perdono la lucidezza mentale: molti “impiegati” sono rimasti bloccati e non sono più disponibili per ragionare, ricordare, studiare, ecc.